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Roberto Guardi

JIM GHEDI- IN THE FURROWS OF COMMON PLACE

Aggiornamento: 28 mar 2021

Rubrica #3

 

In the Furrows of common place è il terzo album del cantautore britannico Jim Ghedi, rilasciato lo scorso 22 gennaio per la Basin Rock con base a Todmorden, cittadina che ha dato i natali al compianto tastierista Keith Emerson.


Se il precedente A Hymn for Ancient Land (2018), prodotto dalla stessa label, si configurava come un album quasi interamente strumentale, stavolta il buon Jim ci mette non solo la faccia (in primo piano in copertina) ma soprattutto i pensieri al vetriolo e la sua voce imponente, rabbiosa ma evocativa, di cui sembra fidarsi molto più che in passato.

Otto i brani, per un totale di trentacinque minuti scarsi. Sonorità ancestrali, capaci di condurci per mano nei territori in cui sono germinate.



Il cantautore, fin dall'opener Common Thread, come un novello bardo riesce infatti a trascinarci con sé in danze sfrenate di tribù celte e ci accompagna a casa sua, tra i boschi di Moss Valley, a sud di Sheffield, lì dove è nato e cresciuto. La sua provenienza non esattamente cittadina la si coglie completamente, proprio da tali atmosfere che rifuggono la città per inseguire la natura, il canto tradizionale, la ritualità, il barbarismo, un mondo che la storia cerca o ha cercato di spazzare via e che nell'arte può invece completamente rivivere, resistere e fiorire.


Quest'attaccamento alle radici lo si coglie profondamente in The Lamentations of Round Oak Waters, un canto dell'orgoglio contadino che in qualche modo riprende le critiche e le battaglie che erano già state del poeta ottocentesco John Clare (1793-1864), che osò schierarsi contro il latifondo, le enclosures, la privatizzazione dei terreni pubblici, la rivoluzione industriale. La voce si staglia da sola, accompagnata dall'armonium e da droni di violino; essa sembra quasi intonare una preghiera, un canto rituale, che grazie all'accompagnamento musicale raggiunge quasi toni da canto epico.


C'è poi il brano di miniera Ah Cud Hew, il canto tradizionale scozzese Son David, la critica sociale di Stolen Ground, che si schiera contro la miseria in cui silenziosamente ci ha ridotto il consumismo.


In poche parole poesia rurale, quell'umanità pulsante e un po' violenta di cui abbiamo ancora disperatamente bisogno.


 

ASCOLTA QUI "IN THE FURROWS OF COMMON PLACE":


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