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  • Gianluca Timoteo

Un caffè con ... DROVAG

Intervista #6

 

Oggi ci fa compagnia Alessandro Vagnoni, uno dei musicisti più versatili e prolifici del panorama underground italiano (negli ultimi anni batterista di Bologna Violenta e Ronin e chitarrista dei Bushi), che ci presenta il disco d’esordio del suo progetto solista Drovag, intitolato Toxin e uscito il 2 Aprile per l’etichetta inglese, All Will Be Well Records.


Ciao Alessandro, innanzitutto raccontaci un po’ com’è nato questo progetto e il percorso che ha portato alla genesi del disco. Tutta colpa della pandemia e della solitudine musicale forzata o è frutto di un percorso che parte da più lontano?


Il progetto Drovag è stato concepito nell'estate del 2018, quando tutti i progetti in cui ero (e sono) coinvolto si erano presi una pausa. Volevo fare qualcosa da solo, soprattutto nella dimensione del concerto: sia una sfida artistica ma anche una necessità economica. La scrittura di questo secondo disco inizia invece una ventina d'anni fa e si è completato durante il lockdown del 2020: guadagni e attività azzerati (un grosso problema per chi come me vive esclusivamente di musica e non ha altro lavoro, precario o stabile che sia, a garantirmi bene o male una risorsa). Cosa fare? Qualcuno si butterebbe da un ponte, qualcun altro venderebbe tutti gli strumenti che possiede... Io al culmine dello scoramento mi sono messo a dipingere e a vendere ritratti e a fare un disco senza la benché minima prospettiva e di pubblicarlo e di poterlo suonare live. L'ho fatto essenzialmente perché avevo molto da dire.


So Hard è il singolo che ha anticipato l’uscita del disco, accompagnato da un video che sembra quasi un biglietto da visita: inquadrature di dettaglio di te che suoni tutti gli strumenti nel tuo home studio (è corretto?). Hai fatto tutto da solo? Parlaci delle tue scelte compositive e di produzione.


Sì, il video di So Hard rappresenta il modo in cui sono state registrate le dieci canzoni di Toxin. In solitaria (ad eccezione di una traccia di Sax affidata a Sergio Pomante che compare nella title track). A differenza del primo album (dove i pezzi venivano scritti a partire dalla capacità di esecuzione con i vari strumenti suonati contemporaneamente), questa volta ho voluto liberarmi dalla gabbia performativa e ho scritto e arrangiato senza badare al come avrei potuto suonarle in un contesto live. Questa scelta ha necessariamente spinto la composizione ad essere più "strutturata" in una più comune forma canzone.


Sono onesto, conoscendo il tuo percorso artistico ero pronto al peggio (in senso buono): mi aspettavo scelte sperimentali ai limiti dell’estremo e invece il disco mi ha sorpreso con delle bellissime Canzoni, con atmosfere tra synth-wave e industrial, a tratti addirittura al limite del synth pop, in cui la voce gioca il ruolo di protagonista. Ci hai presentato così un nuovo aspetto del Vagnoni musicista, più introspettivo e poetico di quanto non fossimo abituati a pensare. Ti va di parlarci dei temi trattati dal disco e del tuo rapporto con i testi e la “forma canzone”?


Sono contento che ci sia stata questa sorpresa, anzi direi missione compiuta! In realtà il mio passato musicale e il mio background va dai Beatles ai Neurosis, dai Tears For Fears e Pet Shop Boys ai Mr. Bungle e Naked City. A me piace la musica in ogni sua forma e concezione, stante un'idea forte e ragionata anche nelle modalità con cui viene espressa. Al di là del mio percorso di batterista (ora Pop, ora Metal, ora Funk) ho sempre cercato parallelamente di scrivere canzoni, è qualcosa con cui mi misuro da quando avevo 10 anni. Per quanto riguarda i temi del disco, visto il momento storico in cui è stato scritto, non mancano riferimenti al mio recente vissuto: scoramento, morale sotto i tacchi, senso di disfatta costante, difficoltà pratiche della vita quotidiana e lutti. Ma nonostante questo substrato di negatività il disco ha in sé anche la chiave per rialzarsi e ripartire. Realizzare questo disco stesso è stato per me una cura e spero lo sia anche per chi lo ascolterà.


Altra scelta sorprendente: il disco esce per All Will Be Well Records, etichetta indipendentissima di stanza ad Oxford, per la quale negli scorsi mesi avevi già curato il remix di un pezzo del duo Bruno Muerte. Ci racconti il tuo rapporto con questi ragazzi e com’è maturata questa scelta?


Sono entrato in comunicazione con Stefano e Shan un anno fa, da quando in pratica ho iniziato a dipingere ritratti e successivamente Stefano mi ha proposto di realizzare un remix. Al tempo del lockdown mi sono offerto di realizzare gratuitamente per un tempo limitato mix e remix per chi ne avesse bisogno, vista la situazione di particolare difficoltà economica per gli artisti. Da lì è partita una comunicazione sempre più fitta ed è nata la collaborazione per far uscire questo disco. All Will Be Well realizza anche vinili, sono ragazzi in gamba e si sbattono per tenere vivo l'interesse verso la musica.


Torniamo alla parte suonata. Per quando sarà nuovamente possibile, hai già pronto un liveset? E cosa dobbiamo aspettarci? Sarai solo o in compagnia?


Sarò sempre da solo a gestire vari strumenti e sto già preparando il set per i live che spero tornino ad occupare la mia vita e quella degli altri. Ne abbiamo tutti un gran bisogno. Insomma io sono pronto, ora vediamo che succede.


Parallelamente immagino tu sia pronto anche a portare avanti gli altri percorsi musicali che ti vedono coinvolto. Dobbiamo aspettarci novità in arrivo anche su altri fronti?


Sto lavorando ad altri dischi miei; Bushi, il progetto Empty Set e uno che spero vedrà la luce quanto prima visto che sono anni che ci lavoro, ma non voglio svelare di più perché sarà un'altra sorpresa. Sto collaborando anche con alcuni artisti come session in studio, altra attività che mi tiene a galla dal punto di vista economico. Poi ci sarà un disco con The Breakbeast (in formazione due ex-Ulan Bator e un ospite d'eccezione) che spero possa vedere la luce al più presto. Per tutti gli altri progetti ci sono idee ma siamo solo agli inizi, per cui non posso anticipare nulla.


Concludiamo il discorso Toxin parlando della copertina, che sembra un dipinto che ti raffigura alle prese con la tua strumentazione. Ritratto o autoritratto?


La copertina è effettivamente un dipinto che ho realizzato e che mi raffigura alle prese con gli strumenti che uso nel progetto Drovag.


Per finire una domanda che facciamo a tutti gli artisti che passano a trovarci: ci consigli qualcosa dei tuoi ascolti attuali?


Attualmente non sto ascoltando molti dischi perché sono completamente assorbito da musica mia, registrazioni e mix per altri, famiglia etc... Non c'è molto tempo per ascoltare con la dovuta attenzione la moltissima musica che esce quotidianamente. E tra quei pochi che sto ascoltando per la maggior parte non ci sono molti dischi "contemporanei". Tra quello che ho ascoltato o riascoltato nell'ultimo periodo ci sono sicuramente Comet is Coming, Tigran Hamasyan, Scott Walker, Mats/Morgan, Mark Guiliana...


È il momento dei saluti.

Ringraziamo Alessandro per la disponibilità e ci auguriamo di poterlo ascoltare presto live.


 


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