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Gianluca Timoteo

Un caffè con ... GOD OF THE BASEMENT

Intervista #17

 

Siamo oggi in compagnia dei God Of The Basement, progetto di stanza a Firenze ma che ha visto i natali a Londra. Vi va di raccontarci la genesi e l’evoluzione del gruppo?


Possiamo dire che a Londra è scattata la scintilla che ha fatto nascere l’idea dei God Of The Basement (oltre allo stesso nome, visto che vivevamo in quel periodo in un “basement”), ma lo sviluppo vero e proprio è tutto italiano. Qui in Italia abbiamo formato la band, abbiamo reso concreto quello che prima era solo nella nostra testa.


Percepite grosse differenze tra il fare musica a Londra e il farlo a Firenze? E quale delle due strade preferite?


Purtroppo i GOTB hanno vissuto la capitale inglese solo in maniera superficiale attraverso esperienze sporadiche, che non vediamo l’ora di ripetere, ma nonostante questo tutto il percorso fatto con vari progetti precedenti e l’averci vissuto per anni è stato comunque sia decisivo per la nostra formazione artistica e culturale. Le differenze sono molte, ci sono tanti aspetti positivi in entrambe le situazioni ma ciò che rende Londra una città speciale è l’attenzione particolare verso la musica dal vivo, non solo a grandi livelli ma anche rivolta a tutta la scena emergente.


Il 25 Giugno avete pubblicato Bobby Is Dead, vostro secondo album, che potremmo definire experimental pop o heavy pop. All’ascolto, le prime suggestioni che affiorano alla mente sono St. Vincent, Gorillaz, David Byrne, Arcade Fire, ma i colori sono tantissimi, così come anche le collaborazioni presenti nel disco. Come nasce la vostra musica?


La nostra musica nasce grazie all’ispirazione derivante da musicisti e band, come quelle che hai citato, che hanno come caratteristica principale quella di essere eclettici. Questo nostro interesse ci porta ad affrontare la creazione musicale percorrendo varie strade e scegliendo quale approfondire di volta in volta in base al momento, senza uno schema ben preciso.


E cosa state ascoltando ultimamente? Avete anche ispirazioni differenti tra voi, immagino.


Chiaramente ognuno di noi ha il proprio bagaglio musicale e questo allarga le nostre vedute aiutandoci di fatto nella composizione. Per esempio, in questo momento spaziamo da band emergenti come Francobollo e gli italiani Campos fino a Idles, Black Midi o De Staat. Menzione d’onore, poi, per i ritmi giamaicani degli Specials che stiamo riscoprendo ultimamente.


Veniamo alle tematiche trattate nel disco: nel Comunicato Stampa avete definito Bobby Is Dead “una sorta di odissea blasfema”. Spiegateci meglio questa cosa, che siamo curiosi.


Il disco racconta le esperienze “terrene” di due personaggi che non appartengono alla nostra realtà. Lo abbiamo definito una “odissea” perché, pur partendo da una semplice missione (il rito funebre di Bobby Bones), i due personaggi in questione si ritrovano ad affrontare un viaggio pieno di insidie che piano piano degenera sino a una rivelazione finale, che si può dire “blasfema” perché - invece di temi classici - tratta di argomenti come l’abuso di droghe e alcol, la perdizione e la dissolutezza che fanno parte della contemporaneità.


Domanda scomoda: la vostra musica potrebbe essere percepita in molti luoghi nel Mondo come un prodotto pop, mentre qui in Italia il concetto di pop è ancora sostanzialmente un po’ chiuso su sé stesso. Come sentite di essere percepiti? Vi sentite parte di una scena indie pop o vi sentite un po’ alieni?


Non sentiamo di appartenere a una categoria ben precisa e fortunatamente i feedback che riceviamo dai nostri ascoltatori sono molto variegati. Ciò indica in qualche modo che il vecchio concetto di genere è un po’ superato. Di sicuro non ci sentiamo degli alieni, la cosa che ci interessa maggiormente è che le persone possano andare oltre le definizioni e lasciarsi coinvolgere spontaneamente dalla musica.


Veniamo al lato visivo: vi siete presentati con fotografie, artwork e videoclip estremamente curati e che presentano un’immagine di voi futuristica, legata al mondo sci-fi ma in maniera ironica più che apocalittica. In che modo vi esprimete per immagini? È la vostra Rebecca Lena che cura tutta la parte relativa alla presentazione visiva, giusto? Vi va di parlarcene?


L'immaginario a cui facciamo riferimento attinge ad atmosfere futuristiche e retrò. Tutto parte da alcune visioni scaturite dal vecchio singolo “Bobby Bones”: una valle quasi lunare, un uomo moribondo (o già morto) trascinato da due figure argentate che fanno venire in mente creature extraterrestri o robot, la comparsa di altre figure surreali senza un volto.

I due misteriosi personaggi argentati sono nati quasi per caso, in una fusione di suggestioni che richiamano “Ritorno al Futuro” (le tute antiradiazioni, specialmente quella di Marty McFly con il phon attaccato alla cintura, il walkman, la musicassetta), e quasi inaspettatamente sono diventati le "mascotte" di tutto il disco. Ci ha attratto subito il loro approccio ingenuo e comico allo stesso tempo, forse dovuto alla morfologia stessa del casco.


Il disco esce per un collettivo internazionale chiamato Stock-a. Com’è nata questa collaborazione e in che modo vi rappresenta?


Facciamo parte del mondo Stock-a sin dalla sua origine, abbiamo partecipato attivamente a tutto il movimento, ci sentiamo rappresentati appieno da essa in quanto siamo molto legati al concetto di “do it yourself” e ci piace quando più persone che hanno a cuore la scena emergente si uniscono per cercare di creare delle situazioni interessanti.


Avete live all’orizzonte? Avete già pronti un setup e una scenografia? Ci saranno collaborazioni? Cosa dobbiamo aspettarci da uno spettacolo dei GOTB?


Ci sono diversi live all’orizzonte, alcuni già in programma e altri su cui stiamo lavorando, per questa seconda metà del 2021. Stiamo sviluppando uno spettacolo particolare sia dal lato visivo che sotto l’aspetto dell’impatto sonoro, con ospiti speciali che hanno già collaborato alla realizzazione del disco. Vorremmo rendere i nostri concerti un evento che rimanga impresso nello spettatore a più livelli.


Per finire domanda secca: consigliateci un disco a testa, imprescindibile per voi nel 2021.


Tom: Campos – “Umani, vento e piante”

Enrico: WHY? – “Alopecia”

Rebecca: Hiatus Kaiyote – “Mood Valiant”

Alessio: Kinfolk – “Postcards From Everywhere”


E anche oggi siamo arrivati ai saluti, ringraziamo i GOTB per la disponibilità ed auguriamo loro le migliori fortune, sperando di vederli al più presto calcare palchi italiani ed internazionali.


 




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