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Un caffè con ... ARTICHOKES

Intervista #3

 

Ciao ragazzi, grazie intanto per aver accettato di fare due chiacchiere con noi.

Partiamo dalla domanda che sembra più ovvia, ma è giusto farla per chi ci legge. Come nascono gli Artichokes e quale storia si nasconde dietro la scelta del vostro nome?


Ciao! Prima di tutto grazie a voi per questa intervista.

La storia di come siamo nati è abbastanza singolare e divertente.

Al tempo ci vedevamo spesso per suonare senza troppe pretese in un momento dove non avevamo progetti. E un giorno, vedendo le iscrizioni per un contest che si sarebbe svolto la settimana dopo abbiamo deciso di tirare fuori un repertorio di almeno 2-3 pezzi. E ci riuscimmo.

Per quanto riguarda il nome è un insieme di cose.

Al tempo Lollo, spesso veniva alle prove con la macchina carica di carciofi e pensando alla parola “Artichoke” notammo che è una delle poche parole che è molto diversa dalla sua versione italiana (Carciofo) ma è estremamente simile al dialetto ligure (Articiocca).

L’idea di un nome che fosse al contempo molto caratteristico delle nostre parti e al contempo diciamo “internazionale” ci piaceva molto. Di fatti quando suoniamo in Liguria spesso ci chiamano direttamente “Articiocchi”(ridono).


Il vostro sound multiforme racchiude in sé sfumature che vanno dal post-rock alla psichedelia e unisce a queste sonorità, generalmente dal sapore più “nordico”, testi in lingua italiana.

Come mai questa scelta stilistica?


Le nostre influenze sono molteplici.

Ognuno di noi ha dei gusti che sono sia molto diversi, ma anche in un certo senso “assimilabili” fra loro con il giusto spirito. Quanto ai testi in Italiano, non è stata sinceramente una scelta troppo ponderata.

Sui testi per adesso, posto il fatto che non li usiamo spessissimo, guardiamo decisamente più a come ci sentiamo “nel pezzo” quando lo cantiamo.

“Possibile” per esempio non riuscirei a immaginare di cantarla in un'altra lingua.

E’ un pezzo nato e sentito con una certa visceralità e non so se in Inglese la sentiremmo ugualmente.

Però testi anche in altre lingue, in futuro perché no?


“Alle Stelle” è il vostro ultimo singolo, rilasciato poche settimane fa.

Assieme a “Toska” e “Possibile” rappresenta un assaggio e un’anticipazione di quello che sarà il vostro nuovo album, disponibile a partire da Maggio. Cosa dobbiamo aspettarci?

E soprattutto quanto ha influito la pandemia nella stesura di questo album, a differenza dell’album precedente?


Un album molto compatto, anche se dalle sfumature molto differenti.

A livello compositivo ed espressivo è stato fatto tutto prima della pandemia, ma inevitabilmente ne è legato. Il titolo del disco è “Flashbulbs” che è il termine che viene usato per definire quei ricordi personali che sono legati ad un evento collettivo di grande impatto. Quando la memoria di un individuo si lega alla memoria di una collettività. Quello che per qualcuno è l’11 Settembre, l’Assassinio di Kennedy, la vittoria dei Mondiali della tua nazionale oppure, proprio la pandemia.

E’ quasi ironico che questo disco, che è stato molto sentito e sofferto e che ha avuto una lunga gestazione, venga fuori proprio in un momento come questo.


I vostri brani superano spesso i 5 minuti; sono caratterizzati da parti cantate, a cui si sommano “tappeti” completamente strumentali con frequenti cambi di tempo, variazioni di intensità e di velocità. Riuscite a raccontarci il processo creativo di un brano degli Artichokes?


All’inizio quello che facevamo erano improvvisazioni, vere e proprie Jam.

Ad un certo punto ci siamo accorti che molto di quello che avevamo tirato fuori ce lo ricordavamo e ci sembrava assolutamente valido.

Col tempo abbiamo sperimentato anche approcci diversi, ma di base si può dire che nascono sempre con una certa naturalezza, quasi un rigurgito, al quale poi cerchiamo di dare una propria ragione.


Indicateci 3 band che hanno influenzato maggiormente il vostro sound e di ognuna indicateci il vostro album preferito.


Molteplici; musicalmente parlando siamo abbastanza onnivori.

Dovessimo dirne solo 3: gli Alcest, soprattutto a livello chitarristico (come disco Ecailles de Lune), i Radiohead per una sorta di “attitudine sonora di base” (con Kid A, ma scegliere fra i loro dischi è un impresa). A livello ritmico invece siamo notevolmente influenzati dai Daft Punk, specie quelli di “Random Acces Memories”.


Per concludere in bellezza, consigliate ai nostri lettori artisti/album/brani che state ascoltando con piacere negli ultimi tempi.


Il disco d’esordio di Venerus, “Magica Musica, il nuovo EP dei London Grammar e “Anti-Icon” di Ghostemane, che è quasi un classico (per Anthony); decisamente “Riot” di Izi (per Lollo) e un sacco di Playlist Spotify, alla ricerca di artisti nuovi e ultimamente sono davvero tanti per poterne scegliere qualcuno in particolare (Andrea).


Siamo arrivati alla fine di questa chiacchierata.

Ringraziamo infinitamente gli Artichokes per aver risposto alle nostre curiosità e aspettiamo con ansia di ascoltare il loro nuovo album!


 


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