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Un caffè con ... ATTO SEGUENTE

Intervista #4

 

Oggi scambiamo due chiacchiere con Andrea Vernillo, aka Atto Seguente, cantautore, compositore e producer campano che proprio ieri ha sfornato il suo secondo singolo ‘Where I Am’, che anticipa il suo EP d’esordio, in uscita tra poco più di un mese per Dirty Beach.



Ciao Andrea e benvenuto sulla nostra webzine Bibliomusique. Partiamo dal principio: nella tua musica si percepiscono influenze che arrivano da varie direzioni, studi classici, musica elettronica, Radiohead, post rock… Raccontaci un po’ come nasce Atto Seguente.


Atto Seguente non nasce direttamente come musicista. Ho usato questo nome ancora prima di identificarlo come progetto musicale nei miei scritti, quando dedicavo tempo alla scrittura rifugiandomi nelle immagini e descrizioni. Solo poi decisi che doveva essere il nome del progetto musicale.

Il nome deriva da una frase di All I Need de Radiohead che dice “sono l’atto seguente che aspetta dietro le quinte”. L’idea di qualcosa in divenire, di un momento eterno ancora non avvenuto o un passo nell’atto di compiersi mi ha affascinato e rispecchia sicuramente ciò che penso di me ma anche della vita stessa.


Ieri è uscito Where I Am, tuo secondo singolo, che segue Open e che precede l’uscita del tuo EP d’esordio, The Moment Before. Oltre ai riferimenti sonori che abbiamo citato, il filo conduttore della tua composizione sembra essere l’uscita dalla forma canzone standard, legata ad un incedere fluido e a delle atmosfere cupe ed introspettive. Senza spoilerare troppo, cosa dobbiamo aspettarci dal tuo primo EP?


Con The Moment Before ho voluto portare alla luce il mio percorso musicale del primo anno di attività. Sono brani diversi, legati a diverse esperienze, studi ed evoluzioni, accomunati però da un tema centrale che è la storia del Soccombente. Dal punto di vista della forma in tutti i brani è assente lo schema strofa-ritornello. Mi piace considerarli invece come tante strofe che seguono la loro evoluzione ed hanno tutte la stessa importanza e forza espressiva.


A proposito di uscita dalla forma canzone: utilizzi la voce in modo molto personale, sempre incastonata all’interno delle dinamiche create dagli altri strumenti, a cui si aggiunge e si sottrae come se fosse a sua volta uno strumento. Raccontaci un po’ il rapporto tra testo e musica nei tuoi brani.


Questa è un’ottima osservazione. Mi piace considerare la voce come parte dell’insieme senza mai primeggiare. C’è da dire che ho un rapporto ancora conflittuale con il canto. Sono molto lontano dal trovare una mia forma originale di canto ma è sicuramente uno dei primi obiettivi per la mia musica.

Con i testi mi piace lavorare per immagini, elaborando attorno ad un tema più interpretazioni.


Parliamo invece del tuo rapporto con l’immagine, che nella musica elettronica assume sempre un ruolo fondamentale. Anche qui gli stimoli e le suggestioni arrivano da direzioni diverse: l’artwork è un’illustrazione di Cristina Francesca, il video di Open è un trip visionario di Alessio Del Donno ed è in arrivo un nuovo videoclip realizzato da Chiara Rigione su cui non anticipiamo nulla. Com’è legata l’immagine alla tua musica?


L’immagine così come la musica è ricerca. Ogni volta che finisco una serie di brani mi rendo conto di aver assimilato una certa forma stilistica, una specie di impronta che mi rispecchia. Per arrivare a questa impronta, adesso ancora implicita, è passato del tempo, studio e sperimentazione. Non è detto che sarà la stessa nel tempo perchè da un lato cambierà la mia personalità e dall’altro invece voglio sperimentare forme nuove e riscoprirmi ogni volta. Lo stesso discorso è legato all’immagine. Negli ultimi concerti disegnavo forme diverse sul mio volto, come ricerca, per un mio piacere. Probabilmente nel tempo sarà tutto meno caotico e prenderà forma uno stile preciso, magari diverso per ogni album per rispecchiare la mia voglia di evoluzioni.


Già da qualche anno porti avanti un tuo personalissimo progetto chiamato LALID (Listen And Let It Die). Ti va di parlarcene?


Ti ringrazio particolarmente per questa domanda. I brani chiamati LALID sono una vera e propria forma espressiva, delle ispirazioni momentanee. Questo non li rende meno validi di altri (Lalid IV infatti è presente anche nell’EP) ma ciò che mi spinge a pubblicarli in breve tempo è per quello che rappresentano nel momento in cui li compongo. Sono brani di cui ho bisogno di liberarmi per avvertire minor peso sulla mente, degli sfoghi, delle pulsioni, dei temi che non voglio più affrontare o che non vedo l’ora di parlarne.

Per questo motivo li raccolgo con il nome di Listen and let it die, per sottolineare la loro fugacità e la loro potenza espressiva.


Prima ancora del tuo EP d’esordio, hai preso parte alla colonna sonora del cortometraggio La Noce, dello stesso Alessio Del Donno, con alcune composizioni molto surreali. Ci racconti questa esperienza e se quello delle colonne sonore è un sentiero che pensi di percorrere ancora in futuro?


Il lavoro con La Noce è stata una vera sfida ma molto soddisfacente. Entering The Minerva, brano in stile classico al pianoforte, è stato il più complesso ed ha messo alla prova le mie qualità in uno stile che non mi appartiene del tutto se non come studio ed ascolto.

Sicuramente questa esperienza, così come le altre simili che ho avuto, mi soddisfano molto perchè viene data importanza alla figura del compositore ed al suo lavoro. L’immagine acquista un’enfasi maggiore quando è accompagnata dalla musica giusta.


Ti sei già esibito live in alcune occasioni e ti auguriamo di tornare a farlo molto presto. Puoi darci qualche anticipazione su cosa dovremo aspettarci dal tuo liveset?


Ormai è passato un anno dall’ultimo live. Prima della pandemia avevo programmato diversi live di presentazione dell’EP ed ero pronto a mettermi in viaggio. Le cose sono andate come sappiamo e la mia produzione si è di conseguenza evoluta. Il mio live set sarà diverso e saranno aggiunti molti brani nuovi dal carattere più elettronico ed incalzante. Non mancheranno quelli già presenti nell’EP ma soprattutto come in ogni live un momento di improvvisazione.


Cosa c’è invece in cantiere per il futuro di Atto Seguente?


Ho molte cose in mente per il futuro e spero che nessuna pandemia mi ostacoli. Oltre all’EP in uscita sono già al lavoro per il prossimo album e sarà qualcosa di grande.

Nel frattempo spero davvero di suonare live in ogni parte d’Italia e chissà anche all’estero.


Per concludere, un giochino che facciamo con tutti i nostri artisti: suggerisci ai nostri lettori qualcosa che stai ascoltando con piacere negli ultimi tempi.


Ultimamente mi sono imbattuto in una voce molto particolare, quella di Moses Sumney.

Vi consiglio di darci qualche ascolto perchè merita e non solo per la voce.

Per il resto i miei ascolti seguono una strana rotazione. Fino a 3 settimane fa ascoltavo jazz-elettronica e mettevo a ripetizione Antiphon di Alfa Mist. Poi ho dedicato molto tempo a Pink Moon di Nick Drake ed ora, nell’attesa di un album da ascoltare a ripetizione, i miei ascolti variano tra Jacob Collier, Max Cooper, Thom Yorke e Son Lux. Oltre a quelli ben noti mi piace anche ascoltare qualcosa di nuovo e seguo con interesse alcuni gruppi che secondo me hanno molto potenziale come i Post Nebbia, Inude e Handlogic.


Siamo giunti ai saluti, ringraziamo Atto Seguente per la disponibilità e gli diamo un grosso in bocca al lupo per il suo percorso artistico. A presto!


 

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