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Gianluca Timoteo

Un caffè con ... GOLD MASS

Intervista #5

 

Siamo oggi in compagnia di Emanuela, aka Gold Mass, cantautrice e compositrice che ha recentemente rappresentato l’Italia ad Eurosonic e che proprio ieri ha pubblicato il suo secondo singolo ‘Space’, estratto dal suo nuovo EP di prossima uscita.

Ciao Emanuela e benvenuta sugli spazi di Bibliomusique. Non tutti i nostri lettori ti conoscono, per cui partiamo dalle presentazioni: come nasce il progetto Gold Mass e a cosa deve il suo nome?


Grazie a voi per avermi ospitato all’interno di Bibliomusique, è un piacere per me scambiare due parole con voi e far conoscere il mio lavoro ai vostri lettori. GOLD MASS è un progetto solista e indipendente, curo personalmente ogni aspetto che lo riguarda, dalla fase creativa a quella di divulgazione. Tutto nasce in una camera e nella mia testa, mi è sempre piaciuto scrivere canzoni che contenessero le mie riflessioni sulla realtà e ho voluto condividerle con gli altri, allo stesso tempo liberandomene per fare un passo avanti nella mia ricerca. GOLD MASS sono letteralmente io, né più né meno, non ci sono filtri in quello che scrivo. Il nome stesso me lo sono sentita addosso da subito: GOLD MASS vuole indicare un’attenzione verso l’essenza, un ritorno alla sostanza vera e pura delle cose, al nucleo. Ho voluto che avesse un riferimento alla fisica ed alla materia, in rimando alla mia formazione scientifica universitaria. GOLD MASS allude anche a qualcosa di prezioso resta nascosto ai più ed è visibile solamente a coloro che riescono ad andare oltre la superficie delle cose.


Magnifico. Ieri è uscito Space, secondo estratto dal tuo nuovo EP in arrivo. Mentre il precedente singolo Safe (che dà anche il titolo all’EP) lasciava presagire un’apertura verso ritmiche più incalzanti, anche ballabili, con questo nuovo singolo sei tornata verso il mood più introspettivo e la composizione dilatata che aveva caratterizzato il tuo disco d’esordio. Senza svelarci troppo, cosa dobbiamo aspettarci dalla nuova Gold Mass?


Ah questa è una bella domanda! Io direi che se faccio bene il mio lavoro, un ascoltatore può avere più o meno un’idea di cosa aspettarsi da un mio nuovo pezzo, ma non dovrebbe mai riuscire a indovinarlo appieno, perché nel frattempo mi sarò spostata di un poco e il pezzo riuscirà a conservare la bellezza della sorpresa. Scrivere musica è una ricerca, se si scrive sempre allo stesso modo, significa che non stiamo cercando niente e peggio ancora che la nostra vita non sta cambiando. Sicuramente il mio gusto si rivolge ai suoni più scuri e alle atmosfere rarefatte e questo mi piacerebbe fosse un segno di riconoscimento del mio lavoro, ma non mi riuscirei a descrivere solo così, né riuscirei a pensare che la mia musica non si muoverà mai da lì. Come notavi bene tu, SAFE è un pezzo che ho scritto perché morivo dalla voglia di ballare, per come lo vedo io è un’esplosione di vita, pur conservando suoni scuri e cupi. SPACE è invece figlio della contemplazione, tutto il pezzo è letteralmente appeso alla voce, che è l’unica cosa che comanda e regge tutta la composizione musicale. Rispetto alla produzione del disco d’esordio, la voce qui ha ancora più risalto e l’accompagnamento è stato notevolmente ridimensionato, specialmente la sezione ritmica che a volte rischia solo di appesantire.


Ed oltre alla sua introspettività, Space si presenta da subito con un incredibile impatto visivo. Nel video, a cura di Laura Scatena, si vede un pianeta rosso, spoglio e roccioso, su cui vaghi da sola in una realtà apparentemente fuori dal tempo e dallo spazio quali siamo abituati a conoscerli. Il tutto è accompagnato da un concept fotografico, anch’esso molto minimal e d’impatto, a cura di Juri Ronzoni. Raccontaci del tuo modo di comunicare anche attraverso le immagini e l’uso del corpo e degli spazi.


La comunicazione visiva è importantissima per me, già al momento della composizione ho immagini e suggestioni nella mente che è il pezzo stesso a suggerire. A volte mi sembra come comporre suoni, parole e immagini allo stesso tempo. Quando è il momento di realizzare un video, cerco di condividere con il regista le immagini e le idee che ho in mente, che sono già piuttosto chiare, perché vorrei che il video le restituisse così come si sono formate originariamente. Il corpo è espressione, adoro usare il movimento e lo spazio per restituire un immaginario estetico che nel progetto GOLD MASS è molto importante e presente. Lavorare al video di SPACE con Laura Scatena è stato un piacere grande, entrambe eravamo entusiaste delle riprese e io adoro la sua vena folle e il suo senso estetico. Nel video, ci è piaciuto creare una suggestione, quella di una figura femminile che appare sulla riva di un pianeta sconosciuto e lo esplora, trasformandosi in una stella della volta celeste. Il lavoro con Juri Ronzoni è stata la scintilla con cui l’EP è partito. Adoro da sempre la fotografia, e nelle prime fasi della scrittura dell’EP stavo cercando scatti che richiamassero le immagini che avevo in mente e mi sono imbattuta nel suo lavoro. Juri è un fotografo e un artista incredibilmente raffinato, per me il suo lavoro è di una bellezza ed eleganza assolute. Gli scatti che ha realizzato per GOLD MASS, minimali e allo stesso tempo potenti, sono pieni di luce, la luce del mattino, indicano una rinascita e un nuovo inizio. È esattamente quello che stavo cercando.


Un’ulteriore evoluzione si percepisce nella maniacale cura del suono. Compositivamente hai fatto tutto da sola ma in studio ti sei avvalsa della collaborazione tecnica di Federica Ferracuti, in arte HU, e di Federico Nosari (Ltd Colours). Che peso ha avuto il loro apporto al percorso artistico che ha portato alla realizzazione dell’EP?


Federica Ferracuti e Federico Nosari sono stati una meravigliosa scoperta per me. Quando ho conosciuto Federica, sono rimasta impressionata dalla sua sensibilità e dalla sua bravura. Ho pensato di condividere con lei i pezzi che avevo scritto e chiederle un parere sulla produzione che avevo realizzato. Lei si è mostrata da subito molto entusiasta del progetto, incoraggiandomi sempre tantissimo e accettando di partecipare come add-production sui pezzi, inserendo elementi che hanno reso i pezzi ancora più belli. Federico si è occupato di tutta la fase delicata di mixing, il suo ascolto e cura infinita del dettaglio sono stati fondamentali per la riuscita finale dei pezzi. Ci siamo piaciuti moltissimo e sono felice di poter dire che ci sarà spazio per future collaborazioni anche nel breve tempo.


In maniera apparentemente anacronistica rispetto ai tempi frenetici che viviamo, in cui tutto è rapidissimo e superficiale, l’uscita di questo EP ha dei tempi molto dilatati e fluidi, con il secondo singolo distanziato di oltre 4 mesi dal primo. Sembra quasi che tu voglia sottolineare l’attenzione che ogni ascolto richiede, oltre che ricalcare la tua cifra stilistica e compositiva, che gode di una propria dimensione spazio-temporale. C’è dell’altro dietro queste scelte?


Credo che tu abbia perfettamente colto il mio intento. Non credo abbia tanto senso pubblicare in un unico evento, un lavoro che ha richiesto diversi mesi prima di venire alla luce. Ogni pezzo merita la sua digestione e io mi prendo il tempo per curare ogni dettaglio della sua pubblicazione, fornendo contenuti che ne completino il quadro. Ad ogni uscita, sono diverse le persone che riesco a raggiungere e anche per questo motivo, continuo a muovermi pubblicando con costanza e attenzione ai dettagli. Per un progetto emergente e totalmente indipendente come il mio, è importantissimo fare delle scelte lucide su quale sia il miglior modo con cui muoversi e presentarsi al pubblico. Credo sia fondamentale costruire un rapporto con chi ascolta, il più possibile intimo, personale, fedele e onesto. Le persone che seguono il progetto GOLD MASS e che spesso mi conoscono personalmente, sanno benissimo con quanto impegno lavoro alle pubblicazioni e quanto piacere io abbia nel condividerle passo dopo passo. La costanza va più lontano della velocità.


E a metà strada tra le uscite dei tuoi singoli, a Gennaio, hai preso parte ad un evento epocale: la prima (e speriamo unica) edizione in streaming di Eurosonic, una manifestazione che di solito rappresenta una delle principali porte per l’Europa per gli artisti underground. E lo hai fatto esibendoti in un suggestivo concerto all’interno del Teatro Rossi Aperto, a Pisa, completamente vuoto. Immagine potentissima per raccontare i nostri tempi. Ti va di descriverci l’altalena di emozioni che immagino ti abbia accompagnato durante tutto il corso della tua avventura ad ESNS?


Essere selezionata per partecipare con un mio showcase per Eurosonic è stato un imprevisto meraviglioso! Purtroppo non è stato possibile presenziare ed esibirsi dal vivo, ma è stato comunque davvero gratificante e sono felicissima che un progetto totalmente indipendente sia riuscito a farsi notare a livello europeo tra i migliori artisti emergenti di questo anno. Ci è stato chiesto di realizzare un video di una performance live e di inviarlo. Io ho voluto coinvolgere il Teatro Rossi Aperto di Pisa che mi ha da subito accolto con entusiasmo. L’idea di un teatro completamente vuoto e di una musica forte suonata dal palco, mi è sembrata un’immagine davvero potente da rilasciare in un periodo come questo. Il Teatro Rossi poi è un luogo antico, bellissimo e incredibilmente suggestivo, un teatro voluto dalle persone e dai cittadini, che se ne sono riappropriati dopo che il demanio lo ha adibito per anni a deposito di motorini e biciclette dismesse. Un teatro indipendente per un progetto indipendente. La mia esibizione ad oggi è anche l’ultimo evento che il teatro ha ospitato, perché a gennaio è stato forzatamente chiuso e blindato ad opera del demanio stesso che dice così di aver ripristinato la legalità. Esiste una petizione da firmare per riaverlo aperto, e io che spero che la mia esibizione resti una delle varie che ci sono state su quel meraviglioso palco e non l’ultima, non posso che condividere il link per documentarsi a riguardo e firmare la petizione: ---> https://riapriteilteatrorossi.it/


Supportiamo con piacere la petizione.

A proposito di Eurosonic, parliamo un po’ di prospettive. Sei italiana ma hai uno stile sonoro e compositivo che ti avvicina più a una scena di respiro internazionale che a quella nostrana. Segui più le dinamiche musicali dal Mondo o quelle italiane? E come percepisci che si stia evolvendo la musica, qui da noi e nel resto del Mondo, in questi tempi assurdi?


Seguo moltissimo entrambe le scene, anche se poi gli artisti che preferisco sono quasi sempre internazionali. In Italia esiste una scena piuttosto viva, negli ultimi anni sono nati diversi progetti che stanno avendo una risonanza importante a livello nazionale. Per capire come evolve la musica in Italia basta vedere come cambia la line up del festival di Sanremo, l’industria musicale italiana è tutta lì e lì sono i progetti che generano soldi. Gli altri sono nicchia, a volte di qualità (ma neanche sempre) e che purtroppo conosciamo solo io, tu e qualcun altro. Negli ultimi anni abbiamo visto esibirsi su quel palco un cantautorato di seconda generazione che per lo più si rivolge a un pubblico di età universitaria, e la trap che invece si rivolge ad un pubblico molto più giovane. Mentre il primo è un fenomeno esclusivamente italiano, che nasce sulle spalle della tradizione del cantautorato italiano, l’altro è totalmente mutuato dall’estero. Dove evolve la musica è difficile da prevedere, ma in genere basta guardare cosa succede all’estero e poi lo rivedremo pari pari in Italia, questo perché l’industria estera è molto più forte. Gli artisti internazionali, specialmente inglesi e americani, fanno da traino per tutto il resto del mondo che quindi risulta culturalmente colonizzato. C’è da dire che, chi veramente fa evolvere la musica è da sempre il pubblico più giovane, perché è con loro che si forma una nuova fetta di ascoltatori che ha bisogno di musica nuova su cui formare la propria identità e sentire appartenenza. Gli altri ascoltatori rimarranno per sempre legati alla musica di quando erano giovani, difficilmente cambieranno gusto e men che mai capiranno la musica nuova. Quindi per capire dove si evolverà la musica, basterà guardare cosa ascolterà la generazione successiva a quella della trap. Ritroviamoci per vedere se la mia previsione è giusta.


Avremo senz’altro modo di riparlarne. E a proposito di differenze tra Italia e resto del Mondo, una curiosità: qui da noi la scena electro downtempo, nonostante il fiorire di numerose artiste di straordinario talento negli ultimi anni (senza parlare dei presenti posso citare LIM, HÅN, NAVA o Valentina, giusto per fare qualche nome), resta ancora un fenomeno ancora piuttosto di nicchia, oltre che popolato quasi esclusivamente da artiste femminili, ancora viste in molti ambienti come aliene, lontane dal concetto di pop. Da cosa dipende secondo te? Genetica, motivi culturali o altro?


Non è facile rispondere, ma credo che possiamo condividere questa lettura: la musica in Italia è figlia della grande tradizione dell’opera lirica, il bel canto che tutti invidiavano all’estero e che venivano in Italia per imparare. I grandi capolavori della musica napoletana, O sole mio (1898), 'O surdato 'nnammurato (1915) e così via, non sono altro che la trasformazione dell’aria che avrebbe cantato il tenore di un’opera lirica, in una canzone. La nascita della canzone popolare e della musica leggera. Sanremo, che spesso troviamo troppo melodico, non è altro che il frutto di quella tradizione. La musica elettronica è per forza aliena in Italia. Chiunque si cimenti in questo tipo di espressione musicale, ha evidentemente formato il suo gusto attingendo a culture non italiane. La musica elettronica verosimilmente resterà una nicchia in Italia, il pubblico italiano difficilmente si polarizzerà in massa per ascoltarla e i progetti elettronici come anche il mio, ben che vada, resteranno sempre una nicchia. Se un artista fa musica per amore e non per il successo o per l’amore dei soldi, questo non dovrebbe spaventare! Bisogna essere sempre molto onesti con sé stessi e chiedersi chiaramente qual è il proprio obiettivo. Se non si ha la lucidità per leggere e capire la realtà che ci circonda, si rischia di diventare frustrati e maledire gli ascoltatori perché non sarebbero all’altezza dell’arte che si propone.


Concludiamo con un giochino che facciamo con tutti gli artisti che passano da queste parti: consigliaci qualcosa che stai ascoltando spesso e volentieri.


Così, senza pensarci troppo su: Sharon Van Etten, Caribou, Tindersticks, James Blake, Howling, Jamiexx, Tricky, Khushi, The comet is coming


E siamo purtroppo arrivati ai saluti, ringraziamo Gold Mass per la disponibilità e le auguriamo le migliori fortune, sperando che torni a trovarci presto.


 


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