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Un caffè con ... LAZZARETTO

Intervista #14


Siamo oggi in compagnia di Cosimo, Vittorio e Angelo, che qualche giorno fa hanno presentato al pubblico Sacramento, l’interessantissimo EP d’esordio del loro progetto in trio chiamato Lazzaretto, uscito per Dischi Uappissimi. Ciao ragazzi, si sa pochissimo di voi. Vi va di presentarvi?


Molto volentieri! Intanto vi ringraziamo per averci preso in considerazione; fa molto piacere! Come anticipavi, siamo un trio. Tutti già coinvolti in altre situazioni e realtà musicali made in Puglia. Cosimo Savino, già membro fondatore della band “Ecole du Ciel” (Post rock / Emo core). Vittorio Di Lorenzo, membro effettivo del progetto “Leland Did It” (Alternative/ Elettronica) e Angelo Rosato Fanelli con “casematte” (Chamber pop - Classica). In LAZZARETTO non abbiamo un ruolo ben preciso. Difatti, è un progetto molto poco “abbottonato”. Al contrario, piuttosto istintivo e selvaggio. Tuttavia, gli strumenti che si toccano maggiormente sono chitarra, basso, synth per Cosimo; chitarra, basso, synth, drum machine per Vittorio; batteria/percussioni e pianoforte per Angelo, anche voce del gruppo.


Lazzaretto nasce durante l’autunno scorso, in piena pandemia, è giusto? Quali sono le pulsioni che vi hanno spinto a cominciare a comporre insieme? Eravate vicini tra voi o avete intrapreso questo viaggio a distanza?


Siamo sempre stati molto legati nonostante non ci vedessimo molto spesso, considerando la distanza tra i vari paesi di appartenenza. Un pò per gioco, qualche mese prima dello scoppio della pandemia, maturò in noi l’esigenza di vedersi, per stare insieme e produrre qualcosa di curioso, che potesse in qualche modo venir fuori dai vari background musicali di ognuno. Avevamo buttato giù una mole importante di bozze nella nostra saletta/studio, che ha luogo in un'antica masseria nelle campagne di Conversano. Alcune di queste bozze sono diventate canzoni, presenti nello stesso EP; altre vedranno la luce nelle prossime uscite; altre ancora sono da sviluppare o finalizzare. La pandemia ci ha sicuramente messo in difficoltà per una serie di motivi. Tra i comuni e le province da non poter varcare e i coprifuochi da rispettare, non ci siamo praticamente mai visti. Le riprese di “Sacramento” erano chiuse ma abbiamo dovuto rifinire mix, master e tante altre questioni a distanza; non è stato semplicissimo. Avevamo una serie di altri pezzi a disposizione, ma non è un caso che si è optato per un’uscita più contenuta come un EP.


Le suggestioni sonore dietro ai vostri pezzi arrivano da tante direzioni, si sentono chitarre, elettronica, ritmiche e un cantato in francese molto personale. È nato tutto in maniera spontanea e naturale o ci sono particolari influenze nei vostri background che vi hanno convinto a seguire determinate strade creative?


Tutto è nato in maniera molto casuale e spontanea. Ci è sembrato di gran lunga il “metodo” più valido per produrre qualcosa che potesse avvicinarsi quantomeno a qualcosa di interessante. Smanettando su più strumenti, ci siamo da subito mischiati, contaminati e influenzati a vicenda; ognuno col proprio approccio. Non è stato molto diverso da una Jam Session, specie le prime volte. Una volta individuata la direzione, ci

si focalizzava magari sugli arrangiamenti e sui dettagli.


Cosa state ascoltando in particolare ultimamente?


Ascoltiamo tutti e tre molta musica, quasi sempre. Nell’ultimo periodo molto Robert Wyatt, The Stranglers.. Per citare invece qualcosa di più “fresco”, “Flying Lotus”,“Yves Tumor”, “Black Country, New Road”, un pò di rap francese..


L’artwork dell’EP è un fazzoletto con su una dedica ricamata a mano da parte di una ragazza al suo amato che partiva per la Grande Guerra nel 1914. In che modo quest’immagine vi rappresenta e si lega a queste 5 canzoni?


Crediamo fortemente nella scrittura e nella pubblicazione dei dischi nel 2021.

Riteniamo sia qualcosa di molto prezioso; un segreto. Sacramento dura poco meno di venti minuti ma è un concentrato di esperienze, valori e stati d’animo contrastanti. Amore, angoscia, frustrazione, speranza, magia sono sentimenti protagonisti nella scelta dei suoni, nel cantato e negli stessi testi. Desideravamo tanto che l’artwork dell’album rispecchiasse a pieno questi valori. La vicenda che si cela dietro questa rara testimonianza, parla da sé. Speriamo di aver fatto un buon lavoro in questo senso.


La vostra casa base è la Valle d’Itria se ho ben capito. Che aria si respira lì? Tra qualche mese ripartono diversi eventi in quella zona...


Siamo molto legati alla nostra regione, in tutte le sue aree. In particolare, la Valle d’Itria è un pò casa nostra, per cui è la zona che bazzichiamo più spesso e che conosciamo meglio.

In particolare, nel periodo estivo, c’è un grande fermento culturale. Un gran numero di eventi, concerti e festival di ogni genere. Anche le sagre di paese sono una gran cosa. Ci sentiamo dei privilegiati!


E voi avete live all’orizzonte? Avete già pronti un setup e una scaletta?


Tutti e tre conduciamo una vita lavorativa parallela a quelli che possono essere gli “impegni musicali”. Motivo per cui non ci è possibile, ahinoi, poter impiegare tempo ed energie unicamente in questo (nonostante sia per noi una risorsa vitale di cui non potremmo mai privarci). Detto questo, abbiamo cominciato a vederci e ad organizzarci per preparare un live, un’esperienza da portare in giro da autunno in poi.


A proposito di Puglia e più in generale Sud Italia, come dicevamo la vostra musica è fatta di suoni che arrivano da varie direzioni, anche scontrandosi. In alcune parti del Mondo potrebbe tuttavia essere considerata pop, anche se pur sempre sperimentale. Dalle vostre parti com’è stata accolta? Vi sentite un po’ alieni o parte di una scena?


Dall’uscita dell’EP la nostra proposta, sicuramente difficile da etichettare, ha avuto un gran numero di feedback positivi, anche dagli stessi compaesani; più di quanti potessimo immaginarci. Ci rendiamo conto che alcuni ingredienti possano risultare spiazzanti, come il cantato in francese. In un paese non francofono, come appunto l’Italia, la comprensione del testo va un attimo a farsi benedire.

In questo caso, proviamo a valorizzare non tanto ciò che si dice quanto come lo si dice. Nella speranza che, con la giusta attitudine, arrivi comunque un messaggio che parli, una lingua universale. Il nostro collettivo/label “Dischi Uappissimi” gioca un ruolo fondamentale per la “biodiversità” della scena pugliese, emergente e non.


E quali sono invece i vostri sogni? Magari anche fantasticando un po’, dove sentite di poter arrivare?


Ci piace rimanere con i piedi per terra, ma non nascondiamo il desiderio di arrivare a registrare uno o più lavori entro il 2022, cercando di portare in giro il più possibile la nostra musica sia in Italia che all’estero.



E siamo purtroppo arrivati ai saluti, ringraziamo i Lazzaretto per la disponibilità ed

auguriamo loro le migliori fortune, sperando di vederli al più presto su un palco.


 


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